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Operaio morì punto da vespa: a processo il datore di lavoro

Un imprenditore è a processo, a Ivrea, per la morte di un dipendente punto da una vespa e vittima di choc anafilattico. Il tragico episodio è avvenuto nel giugno di tre anni fa a Brozolo, dove Davide Zangara, 44 anni, era impegnato nella manutenzione di alcuni lampioni nel centro del paese quando fu punto dietro un orecchio. Choc anafilattico, recitava il referto medico, stilato subito dopo la constatazione del decesso .

L’operaio doveva effettuare alcuni lavori di manutenzione e riparazione agli impianti di illuminazione del Comune. Un lavoro di routine che, però, gli fu fatale.

Secondo l’accusa della procura di Ivrea, che ha ottenuto il rinvio a giudizio dell’ amministratore unico della ditta per la quale lavorava Zangara, per il quale ieri si è aperto il processo per omicidio colposo, l’operaio avrebbe dovuto essere protetto da un’attrezzatura idonea a evitare le punture di vespe, che secondo una consulenza depositata da un perito nominato dai pm, andava prevista nell’attività sui lampioni, inoltre i pm sostengono che la presenza di una collega al fianco di Zangara avrebbe potuto evitare il peggio.

Sempre il perito ha aggiunto che Zangara non aveva ricevuto una preparazione adeguata per affrontare quel tipo di situazioni, e poi l’area di lavoro dove essere monitorata prima e in caso di presenza di vespe bonificata.

C’è un altro particolare emerso ieri in udienza che per i pm doveva essere preso in considerazione dal datore di lavoro. L’operaio, che già un paio di settimane prima si era sentito male per una puntura di  vespa, aveva manifestato problemi respiratori e si era messa alla guida per trovare una farmacia, sospettando appunto una allergia, ma era morto a poche centinaia di metri di distanza nell’abitacolo del furgone.

 

La puntura di vespa rientra nel Rischio Biologico  cioè “qualsiasi microorganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni”. Nei luoghi di lavoro il rischio biologico non sempre è ben conosciuta, e di conseguenza, correttamente prevenuta, in alcuni casi viene sottovalutato, in altri sovrastimato.

Per quanto concerne la prevenzione, un aspetto fondamentale è quello dell’attenzione alla formazione del personale potenzialmente esposto, che deve essere messo sempre a conoscenza sia delle potenziali sorgenti di infezioni (dirette o veicolate che siano) che dei possibili rischi da esposizione; una buona profilassi può tenere conto della somministrazione di opportuni vaccini, così come dell’utilizzo di adeguati dispositivi di protezione collettiva e individuale.

Per le aziende a rischio biologico è inoltre obbligatoria la sorveglianza sanitaria, che comprenda l’effettuazione di monitoraggi biologici periodici, definiti dal Medico Competente e dal datore di Lavoro, sulla base degli scenari di esposizione specifici, i cui risultati devono essere comunicati al lavoratore esposto.