Natale in ufficio

Addobbi natalizi in sicurezza

Chi ama il Natale difficilmente resiste alla tentazione di decorare anche nel posto di lavoro.
Addobbare per il Natale è un rito al quale molti italiani tengono ancora. In ogni caso, l’importante è rispettare le norme di sicurezza. Un malfunzionamento delle catene luminose, l’eccessiva vicinanza a fonti di calore ( camini, candele, etc.), la cattiva qualità dei materiali con i quali è realizzato questo simbolo natalizio ed ecco si può tramutare in tragedia.
Perché ciò non accada è opportuno seguire alcuni accorgimenti.
Innanzitutto la scelta dell’albero. Se preferite un albero artificiale verificate che sia del tipo autoestinguente. Controllate che sia indicato sulla confezione o nelle istruzioni all’interno (a volte è scritto ignifugo o non infiammabile). Qualora preferite un albero naturale controllate che, all’atto dell’acquisto, non sia già secco. Verificate ad esempio che il colore degli aghi sia verde intenso oppure che gli aghi stessi non si stacchino facilmente. Un albero secco in presenza di fiamme si incendia molto velocemente (può bruciare completamente nell’arco di 20-30 secondi).
Qualora invece si scelga un albero naturale è da preferire un abete vivente, cioè piantato con le radici nel vaso. Anche in questo caso verificatene la stabilità (grandezza del vaso sufficiente e ricordatevi di innaffiarlo periodicamente per evitare che si secchi).
Se avete scelto un albero artificiale attenzione al piedistallo dove è montato. Controllate che sia di grandezza adeguata. Un albero con un piedistallo troppo piccolo può rovesciarsi facilmente. Qualora in casa ci siano dei bambini legare l’albero ad un mobile.
Posizionate l’albero di natale lontano da materiale infiammabile quali, ad esempio: tende, mobili imbottiti o tovaglie.
Evitate di utilizzare candele.
Attenzione ad utilizzare solo catene luminose con il Marchio CE. Meglio se anche con il marchio di sicurezza di un organismo di certificazione volontario tipo IMQ, TÜV, GS, ecc..
Preferite le catene luminose alimentate da un trasformatore. Si evitano in questo modo possibili e pericolosi surriscaldamenti delle luci.
Non improvvisatevi elettricisti. Non “sovraccaricare le prese”. Preferite le cosiddette “ciabatte elettriche” (raccomandiamo anche per queste la qualità come per le luci).
Non lasciate le luci accese di notte o quando non si è in ufficio.
Utilizzate per l’esterno solo catene luminose specifiche e a bassa tensione (12 o 24 Volts), cioè alimentate da un trasformatore. Controllate che sulla confezione o nel suo interno sia indicato che è possibile l’uso esterno.
Leggete sempre tutte le avvertenze dei componenti elettrici che utilizzate.
Evitate di nascondere prese, fili e trasformatori dietro carta, regali o peggio ancora tende.
E se dovesse scoppiare l’incendio?
Sarebbe opportuno che ci sia sempre un estintore… Comunque in caso di necessità i vigili del fuoco sono disponibili anche durante le festività. Chiamate il Numero Unico d’Emergenza 112 e troverete sempre un operatore pronto a darvi assistenza.

 

Immagine

STORIA | Il disastro di MARCINELLE

Il disastro di Marcinelle avvenne la mattina dell’8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, provocando la morte di 262 persone delle 275 presenti, in gran parte emigranti italiani.

Si trattò d’un incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica. Un addetto ai carrelli fa risalire nel momento sbagliato un montacarichi, che sbatte contro una trave metallica che va a squarciare un cavo dell’alta tensione, una conduttura dell’olio e un tubo dell’aria compressa.

L’incendio è immediato e micidiale, non lascia scampo, anche perché in quel complesso di antica estrazione (dallo smantellamento più volte rinviato) tutte le strutture sono ancora in legno. Il sistema di sicurezza è inchiodato all’ottocento. Non sono in dotazione nemmeno le maschere con l’ossigeno e così quasi tutti moriranno soffocati dall’ossido di carbonio, di concerto col lavorio infame delle fiamme. Soltanto dodici i superstiti.

Le operazioni di salvataggio dureranno due settimane, al cospetto di una folla disciplinata e sgomenta: i parenti di chi è rimasto sepolto per sempre nel sottofondo delle viscere della terra. Pregano le centinaia di mogli e figli; invocano, invano, Santa Barbara. Il 23 agosto, l’annuncio ferale: “Sono tutti morti”. Gli ultimi li hanno rinvenuti a 1.035 metri di profondità. Abbracciati gli uni agli altri. Solidali e impavidi fino all’ultimo respiro.

Ci furono due processi, che portarono nel 1964 alla condanna di un ingegnere (a 6 mesi con la condizionale). In ricordo della tragedia, oggi la miniera Bois du Cazier è patrimonio Unesco.

Marcinelle è un luogo di dolore, ma sempre di più anche di speranza, perché anche da qui è partito il processo dell’integrazione europea, che ha prodotto libertà e diritti, assicurando la dignità e la sicurezza del lavoro come uno dei suoi principali obiettivi.