Le donne lavoratrici sono tutelate nella prevenzione degli infortuni sul lavoro?

8 Marzo è “La Giornata internazionale della donna” (Festa della donna) per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui sono state oggetto e sono ancora, in tutte le parti del mondo.

In Italia le iniziative per rappresentare le problematiche delle donne lavoratrici sono molte e per tutte il vero tema principale riguarda le differenze di genere per mettere in atto misure efficaci di tutela della salute e sicurezza delle donne lavoratrici

Ed è ormai provato che uomini e donne possono rispondere diversamente ad una stessa esposizione a rischio e che la diversità di ruoli sociali e carichi, può influire sulle conseguenze dei rischi lavorativi.

Così sia la valutazione dei rischi che i rapporti dei medici del lavoro devono tenere conto delle differenze di genere (artt. 28 e 40), infatti esistono alcuni rischi “tradizionali” presenti settori ad alta occupazione femminile, come quelli legati all’ergonomia e al lavoro ai videoterminali.

Come ad esempio: le posture incongrue e movimenti ripetitivi,  la qualità dell’aria malsana all’interno dell’ufficio,  le condizioni scorrette di illuminazione, l’eccessiva monotonia e ripetitività di alcuni lavori oppure il contatto diretto e costante con il pubblico  possono alimentare lo stress e causare molestie psico-sociali (stress lavoro-correlato, molestie e violenze sul lavoro)

Oggi esistono però nuovi rischi legati sia a nuove forme contrattuali di lavoro analizzati come rischi derivanti dai lavori multipli che la crisi finanziaria degli ultimi anni ha innescato con un trend di pluri-mini-lavori (contratti a termine, occasionali o part-time, etc) molto diffusi, soprattutto tra le lavoratrici.

Di recente ha preso posizione anche il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, madre di due figli, che ha detto: “Dobbiamo restituire alle donne la semplicità, anche attraverso meno burocrazia. Dobbiamo restituire tempo attraverso la semplificazione, significa restituire alle madri il tempo di stare con i figli. Dobbiamo andare avanti e dare alle donne la possibilità di fare figli anche se non ci sono i nonni. Su questo il governo ha l’ossessione di andare avanti”.

Perché è necessario, ancora, un vero cambiamento culturale capace di approdare a una vera ‘condivisione’ delle opportunità, dei diritti e dei doveri tra i due generi.

L’attuale organizzazione del lavoro deve mettere al centro del sistema delle proprie politiche il mantenimento della salute psico fisica di chi lavora attraverso la “conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro”, l’erogazione di nuovi servizi, la prevenzione dei rischi per la salute, determinanti non solo nel sostenere la presenza femminile nel mondo del lavoro, ma anche per abbattere i costi sociosanitari delle patologie derivanti da stress lavoro correlato che, nei prossimi venti anni, si valuta costituiranno la seconda voce della spesa sanitaria nazionale.

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